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Una storia collettiva - Versione stampabile

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Una storia collettiva - Nylon&Garterbelt - 21-02-2008

Cari frequentatori del Forum, perche' non scrivere tutti insieme una storia (una fantasia sulle calze di nylon), paragrafo per paragrafo, una nuova aggiunta di un membro. Chissa' come andra' a finire....

Vi va? Big Grin Big Grin

Per non spezzettare la storia, consiglio di:
1 / Usare tutti lo stesso carattere, dimensione e colore ( a parte Alica che e' sempre rosa)
2 / Quotare sempre il messaggio precedente
3/ Evitare le righe vuote, i saluti, etc

Provo, nel prossimo post a iniziare io. Il thread, il leit motiv o filo conduttore... le RHT e le FF

Ciao, e grazie a chi continuera', anche solo con un paragrafo.


Re: Una storia collettiva - Nylon&Garterbelt - 21-02-2008

Cinzia, una splendida bionda sulla trentina, scese di corsa dal taxi appena davanti al Terminal B di Malpensa, in quella tarda e soleggiata mattinata primaverile.
Ancora rimuginando sul contratto che doveva discutere a Londra di li a poche ore, certa che il suo studio legale l'aveva inviata all'ultimo momento, per mettere alla prova le sue qualita' di avvocato, non si accorse, se non urtandola con la sua bella e affusolata gamba destra, della portiera semiaperta di quella Bentley decappottabile, che, ne era certa, aveva giĆ  visto a Monte Carlo. Proprio non ci voleva quella orribile smagliatura sui collant, color nudo, che indossava sotto il suo tailleur Armani, gessato blu. Ed ora? Il check-in era stato fatto on-line dalle efficentissime segretarie della filiale italiana dello Studio Hamilton, Yawl & Kennedy, ma aveva pochi minuti per recarsi ai controlli di sicurezza ed al gate. Il suo bagaglio, preparato in fretta dalla sua Janet, la filippina senza permesso di soggiorno che veniva un paio di ore al giorno a riordinare il suo minuscolo attico di via Spiga, le sarebbe stato spedito con l'aereo successivo e lo avrebbe trovato nella junior suite del Savoy. Tempo per vagabondare per l'aereoporto, in cerca di un drugstore che vendesse calze, non ne aveva. D'un tratto, pero' si ricordo' di quell'acquisto on line da PNStockings. Doveva indossare le sue Ars Vivendi copper FF, quella sera, per la cena con Marco, uno dei penalisti dello studio, da cui aveva finalmente accettato l'invito che le veniva offerto da settimane. Non che Marco non le piacesse, anzi, ma una sua eventuale relazione con il maschio piu' desiderato dello studio, avrebbe potuto nuocere non poco alle sue ambizioni di divenire un giorno partner della H.Y.& K.. Per lo meno, le avrebbe attirato le invidie, e i possibili conseguenti dispetti, delle segretarie; senza il cui prezioso aiuto, lei, distratta e disordinata com'era, avrebbe certo naufragato presto. Poi, quel sorriso che ben armonizzava sulla mascella volitiva, facendo risaltare i denti bianchi sulla carnagione abbronzata dal sole di Sankt Moritz, quegli occhi verdi sotto le folte sopracciglia nere... Troppe volte, quando lui le si avvicinava nella sala conferenze, si era trovata a provare un fremito che la scuoteva tutta e la faceva arrossire e inumidire di piacere.
Dunque aveva accettato. Nobu o il Baretto non faceva differenza. Di certo ci si sarebbe recata con le sue FF rette da quattro lacci di quello squisito pizzo.
Per questo, le aveva messe nella cartella di cuoio naturale che l'accompagnava sempre nelle ore delle professione. La sua malizia ora l'avrebbe salvata. Una toilette sarebbe stata complice del suo cambio e..., cosa le succedeva? Aveva pochi secondi per indossarle e stava a fantasticare di un incontro con uno sconosciuto seduto accanto al finestrino. Eccitandosi pian piano, gia' si vedeva alzarsi dalla sua poltrona di business class, lasciando aprire sbadatamente lo spacco della gonna, e sentiva gli occhi di quell'uomo posati su quel triangolo di pelle chiara contrastante con la fascia di nylon color rame che guarniva le sue cosce tornite e da troppo tempo chiuse. Le sembro' anche di sentire bussare alla piccola porta della toilette di bordo. Un tuffo al cuore che inizio' a battere quasi alla frequenza dei motori Rolls-Royce che azionavano le turbine dell'Airbus. Caspita, che sciocca, stavano battendo, si, alla porta della toilette, ma era una grassa giapponese, e il bagno era ancora quello del terminal. Per poco non perse l'aereo. Sorseggiando il flute di Veuve Cliquot che le era stato offerto dalla hostess, cerco' di concentrarsi sul suo importante meeting. E nemmeno aveva guardato, con la coda dell'occhio, quell'uomo che le sedeva accanto e che emanava un secco profumo di cuoio e tabacco, e che pure la inebriava, ricordandole il suo passato con Steve, al college di Boston. Forse non fu per caso, ma reclinando un poco il sedile, il gessato della sua gonna fece spazio a pochi, intriganti centimetri della sua fascia di rame. (...continua)