04-11-2008, 08:27 PM
M’ero sempre accorta di quegli sguardi.
Gli stessi divenivano particolarmente insistenti quando indossavo la gonna, altrimenti si concentravano sulle mie decolletès che, di tanto in tanto, con fare distratto, facevo scivolare via dal piede, il tanto giusto, per mostrarne la curva. Oppure quando, con l’intenzione di non passare inosservata, lasciavo che si intravvedesse, dalla scarpa, una piccola porzione della punta rinforzata della calza velata che indossavo.
Ma quegli sguardi parevano diventare mani quando indossavo le calze.
Ed allora quegli occhi mi scrutavano avidi dalle caviglie ai polpacci, ed a loro aderivano quasi che fossero calze anch’essi, per scrutare del nylon ogni più piccolo riflesso ed ogni, anche impercettibile, piega.
Non mi era richiesto molto impegno per farmi guardare. Era sufficiente accavallare una gamba sull’altra, tirare indietro il piede d’appoggio e sfilare lentamente il tallone fino a far intravedere la pianta del piede avvolta dal morbido nylon…e lui lì, dietro di me, con le carni frementi pronto a gettarsi per infilare la lingua tra il piede e la scarpa solo per assaporare la calza…e respirare il profumo del cuoio e l’inconfondibile odor di chiuso quasi che fosse un balsamico profumo di montagna, che stordisce ed impegna i sensi estasiandoli.
Ed io che avrei voluto sentirlo dentro la scarpa. Lo immaginavo chinato agguantare dolcemente la caviglia per portare poi il piede alla bocca e percorrermi la pianta con la punta della lingua, dal tallone al profumato rinforzo della calza, per lasciare un sottile luccicante strato d’umida saliva…per poi farmi sentire la sua bruciante carne scorrere il mio piede fremente, desideroso solo che quel solido calore si tramutasse in forma densa di latteo colore per scorrere fin dentro la scarpa ad inondare le mie dita avvolte nel rinforzo della calza.
La prima volta che mi toccò, fu al matrimonio di mia sorella.
Non mi ero sottratta alle danze che queste ricorrenze impongono ma cominciavo a sentire i piedi indolenziti. Quella volta non avevo dedicato il giusto tempo ad ammorbidire le scarpe in casa, come siamo solite fare noi donne…non ne avevo avuto il tempo o, forse, inconsciamente non lo volli.
Così mi lamentai con lui. L’offerta di aiuto fu immediata.
Dai – disse lui – andiamo al bagno che ti faccio un massaggio come si deve e ti rimetto a posto.
Minimizzai il problema…e funziona sempre!
Ma scherzi – ribattè prontamente lui – che senso ha star male stasera? Solo 5 minuti e ti restituisco agli ospiti così torni a ballare.
Lo precedetti sulle scale.
Già sentivo il suo sguardo scorrermi dall’orlo della gonna alle caviglie ed immaginavo cosa stesse accadendo sotto il suo impeccabile completo blu scuro. Ma io avrei preferito che non mi lasciasse il tempo di ritrovarci soli. Percorrendo la scala una vampata di calore mi investì e fantasticai di lui che con forza mi tratteneva una caviglia per sfilarmi poi la scarpa e avventarsi con la lingua sul mio piede stanco per assaporare le dita attraverso la calza per l’occasione color bronzo, velatissima con un vistoso e quanto mai appetibile rinforzo assai più scuro, e mi pareva di sentire già la fresca sensazione lasciata dalla sua saliva proprio sulla curva della pianta.
Avrei voluto che mi facesse inginocchiare su quei gradini per infilarmi la mano sotto la gonna ed invadermi con le sue dita la carne vibrante di piacere, e nel mentre sentire la sua pulsante verga battere con forza sulle dita del piede per deliziarle infine con un’esplosione di cocente passione che impregnasse il nyoln che le avvolgeva, ed infilarmi nuovamente la scarpa per gustare l’umida ed appiciccosa sensazione nel chiuso della tomaia.
Giungemmo invece alla stanza da bagno.
Richiusa la porta io sedetti sul wc. Lui, di fronte a me, sul bidet.
Continua…
p.s.: mi presento con questo racconto che con la macchina fotografica non valgo una cicca!!
complimenti per il forum
Gli stessi divenivano particolarmente insistenti quando indossavo la gonna, altrimenti si concentravano sulle mie decolletès che, di tanto in tanto, con fare distratto, facevo scivolare via dal piede, il tanto giusto, per mostrarne la curva. Oppure quando, con l’intenzione di non passare inosservata, lasciavo che si intravvedesse, dalla scarpa, una piccola porzione della punta rinforzata della calza velata che indossavo.
Ma quegli sguardi parevano diventare mani quando indossavo le calze.
Ed allora quegli occhi mi scrutavano avidi dalle caviglie ai polpacci, ed a loro aderivano quasi che fossero calze anch’essi, per scrutare del nylon ogni più piccolo riflesso ed ogni, anche impercettibile, piega.
Non mi era richiesto molto impegno per farmi guardare. Era sufficiente accavallare una gamba sull’altra, tirare indietro il piede d’appoggio e sfilare lentamente il tallone fino a far intravedere la pianta del piede avvolta dal morbido nylon…e lui lì, dietro di me, con le carni frementi pronto a gettarsi per infilare la lingua tra il piede e la scarpa solo per assaporare la calza…e respirare il profumo del cuoio e l’inconfondibile odor di chiuso quasi che fosse un balsamico profumo di montagna, che stordisce ed impegna i sensi estasiandoli.
Ed io che avrei voluto sentirlo dentro la scarpa. Lo immaginavo chinato agguantare dolcemente la caviglia per portare poi il piede alla bocca e percorrermi la pianta con la punta della lingua, dal tallone al profumato rinforzo della calza, per lasciare un sottile luccicante strato d’umida saliva…per poi farmi sentire la sua bruciante carne scorrere il mio piede fremente, desideroso solo che quel solido calore si tramutasse in forma densa di latteo colore per scorrere fin dentro la scarpa ad inondare le mie dita avvolte nel rinforzo della calza.
La prima volta che mi toccò, fu al matrimonio di mia sorella.
Non mi ero sottratta alle danze che queste ricorrenze impongono ma cominciavo a sentire i piedi indolenziti. Quella volta non avevo dedicato il giusto tempo ad ammorbidire le scarpe in casa, come siamo solite fare noi donne…non ne avevo avuto il tempo o, forse, inconsciamente non lo volli.
Così mi lamentai con lui. L’offerta di aiuto fu immediata.
Dai – disse lui – andiamo al bagno che ti faccio un massaggio come si deve e ti rimetto a posto.
Minimizzai il problema…e funziona sempre!
Ma scherzi – ribattè prontamente lui – che senso ha star male stasera? Solo 5 minuti e ti restituisco agli ospiti così torni a ballare.
Lo precedetti sulle scale.
Già sentivo il suo sguardo scorrermi dall’orlo della gonna alle caviglie ed immaginavo cosa stesse accadendo sotto il suo impeccabile completo blu scuro. Ma io avrei preferito che non mi lasciasse il tempo di ritrovarci soli. Percorrendo la scala una vampata di calore mi investì e fantasticai di lui che con forza mi tratteneva una caviglia per sfilarmi poi la scarpa e avventarsi con la lingua sul mio piede stanco per assaporare le dita attraverso la calza per l’occasione color bronzo, velatissima con un vistoso e quanto mai appetibile rinforzo assai più scuro, e mi pareva di sentire già la fresca sensazione lasciata dalla sua saliva proprio sulla curva della pianta.
Avrei voluto che mi facesse inginocchiare su quei gradini per infilarmi la mano sotto la gonna ed invadermi con le sue dita la carne vibrante di piacere, e nel mentre sentire la sua pulsante verga battere con forza sulle dita del piede per deliziarle infine con un’esplosione di cocente passione che impregnasse il nyoln che le avvolgeva, ed infilarmi nuovamente la scarpa per gustare l’umida ed appiciccosa sensazione nel chiuso della tomaia.
Giungemmo invece alla stanza da bagno.
Richiusa la porta io sedetti sul wc. Lui, di fronte a me, sul bidet.
Continua…
p.s.: mi presento con questo racconto che con la macchina fotografica non valgo una cicca!!
complimenti per il forum