09-04-2008, 04:51 PM
Grazie, Alberto, per il tuo excursus piacevolissimo e istruttivo; non mi hai annoiata affatto! Anzi, hai dato una bella rinfrescata alle mie conoscenze di base in materia. Al corso di Storia e Critica del Cinema, io e il mio gruppetto di amiche eravamo innamorate del professore, che ci spiegava in modo così coinvolgente il linguaggio cinematografico... Sarebbe stata la persona ideale con cui gustarsi e apprezzare tanti bei film, seduti magari comodamante su un divano . Il professore non seppe mai del mio "amore" segreto , ma capì il mio amore per il cinema, e mi premiò ...
Venendo ad Hitchcock, naturalmente non ho niente da aggiungere a quello che hai saputo dire così bene tu; nè potrei, perchè non sono una esperta, come ti ho detto altrove. Dalle mie nozioni di base, sapevo già solo che è un grande maestro, che ha portato delle innovazioni tecniche e, quindi, più in generale, di linguaggio (che è ciò che fa andare avanti l'arte e la cultura), che nella sua insistenza verso certi particolari frequenti era quasi feticista e, soprattutto, che sapeva coinvolgere lo spettatore in maniera, ho letto, quasi "ipnotica". Ed è vero: l'ho sperimentato su di me! Persino la musica sa esserlo, ipnotica. Mi viene a volte in mente quella del film in questione... e mi sovvengono automaticamente sensazioni ed atmosfere. E poi, l'uso di disegni veri e propri, in maniera espressionistica. Quasi surrealista, si è anche detto di lui. Aldilà, quindi, di una semplice "fabbrica dei sogni"; non un semplice addormentatore di spettatori solo passivi che non aspettano altro che di essere "imboccati"; quanto, più, uno "stimolatore" di sogni: ma sogni personali, quelli di chi guarda e le cui corde vengono toccate. Perchè è qui il punto, in arte: la sensibilità del fruitore. Non mi ricordo più chi fu a dire che, quando creava un'opera, poi, a un certo punto, la vedeva staccarsi inevitabilmente da se stesso, e vivere di vita propria, anzi di più vite, tante quante ogni singola persona gliene faceva vivere dentro di sè, facendole prendere strade inaspettatte e imprevedibili. Ma questo tutti gli artisti lo sanno.
Io non ricordo che periodo stessi vivendo, quando ho rivisto, dopo tanto tempo, Vertigo. Non solo un'opera vive vite diverse per ogni persona la cui interiorità di volta in volta incontra, infatti; ma cambia anche le sue chiavi di lettura, e la quantità e qualità degli spunti, a seconda del momento in cui viene vissuta! Così, in quel momento, io rimasi impressionata, più che dall'intreccio in sè, dalla riflessione sulla natura dell'innamoramento. Era terribile, quell'uomo che si ammala per la nostalgia di qualcosa che è tutta - e solo - dentro di lui... perchè non esiste! Si ammala di una idea, di una fantasia! Lei gli chiederà di conoscerla e imparare ad amarla per quello che è davvero, ma lui non può... Rimasi con un sensazione persistente di profonda tristezza, inquietudine, non so nemmeno... Pensate che un "filmetto" di Sandra Dee avrebbe potuto tanto? Non credo (sebbene, alle volte, anche qualcosa di banale e stupido, se abbiamo abbastanza fantasia, può andare a scatenare involontariamente qualcosa...).
Quindi, perchè fermarsi a delle impressioni sperficiali, alla scorza esterna, come l'irritazione per una certa mentalità diffusa di una società che trapela da un film (o da qualsiasi altra cosa)? A parte che ho visto di peggio, in tal senso, comunque sia c'è talmente tanto altro che fermarsi a quello precluderebbe una infinità di tante altre cose! E' un autolimitarsi.
Venendo poi al resto del discorso, ovvero alle differenze tra le varie classi sociali e relative riflessioni, vedi, Mira, io sono una sognatrice, con la testa tra le nuvole, che si nutre di malinconie e spesso depressa, ma non sono affatto una sprovveduta ingenua che vive al di fuori del mondo; tutt'altro... Io vedo molto bene. Temo più di quanto non dia l'impressione di vedere. Io non credo alla idea del popolo incorrotto che vive di una intatta, incontaminata purezza, di spontaneità e di natura. Se mai è stato così - ma di difetti e pecche credo proprio che ce ne siano sempre stati anche qui - oggi siamo sempre più livellati; siamo una immensa classe borghese; non in quanto a possibilità economiche, a ciò che i soldi possono comprare (non è vero che la salute è tutto, proprio no, purtroppo...), a ciò che il potere permette, che sono appannaggio di pochi; ma in quanto a mentalità, arroganza, avidità (avidità di potere e di soldi, perchè ogni vittima non aspetterebbe altro che di trasformarsi nello sciacallo, se solo ne avesse opportunità), ignoranza in senso lato, egoismo e - ripeto - ipocrisia, bigottismo, perbenismo. E a tutta la volgarità che ciò significa.
Forse, certo, più si va su, più i giochi si fanno "importanti"... Ma cosa, esattamente, dovrebbe consolarmi? Se il peggio già lo trovi alla base!... Non è meglio cercare di vedere cosa di buono si trova, qua e lì? Ed evitare ciò che di negativo c'è... qua e lì?
Quindi, in quanto alle persone, che frequentino PN o la mia vita "reale": di solito riesco a capire bene chi ho difronte; se mi dovessi sbagliare, la lealtà e la spontaneità che ho dato non le rimpiango; io sono questa, ed eventualmente non ho peccato di ingenuità, è l'altra persona che semmai ha peccato, a non meritarsele. A me sta bene anche così... Ma perchè avere dei preconcetti, già in partenza? Come ti dicevo, si possono trovare dei punti di incontro profondi, nonostante le diversità (e tra le righe ci stava tutta questa filippica, mi spiace). Con mente aperta e curiosa, e cuore vigile ma non chiuso, si può "esplorare" un territorio sconosciuto, consapevoli di ciò che eventualmente noi riteniamo limiti, difetti di quella persona, pericoli o quant'altro. Ma se ci sono motivi che ti fanno intravedere che val la pena correre il rischio, perchè non correrlo, lucidamente? Alla fine, qualcosa si imparerà, qualcosa quella persona ti avrà dato, e forse anche tu ne avrai date a lei. Anche qui, perchè precludersi delle possibilità?
Io non sono una di quelle persone che si fanno incantare e imbroccare da sogni di ricchezze e importanti conoscenze; non è quello, il genere dei sogni miei. Mai avuta, grazie a dio, nemmeno questa, di malattia. E una persona intelligente, questo di me lo capirà. E questo mi basta pure. Il fascino di conoscere cose nuove, mondi che non conosco, semmai, questo si, mi piace assecondarlo. Con divertimento ed umorismo.
A questo punto, credo proprio di aver risposto a tutto... E anche che sia ormai perfettamente inutile anche la sola idea di aprire un argomento sul forum "Presentazioni", perchè di me ho detto tantissimo!
Solo un'ultima cosa: so che le FF negli anni Cinquanta erano usuali, mi chiedevo come erano viste le contrast, che tipo di donna le scegliesse. Perchè alla protagonista bionda il regista mette delle calze nudo, e alla bruna le contrast? E' una sua scelta ben precisa, in coerenza col personaggio - così come trucco, capelli, abbigliamento - o un caso?
Venendo ad Hitchcock, naturalmente non ho niente da aggiungere a quello che hai saputo dire così bene tu; nè potrei, perchè non sono una esperta, come ti ho detto altrove. Dalle mie nozioni di base, sapevo già solo che è un grande maestro, che ha portato delle innovazioni tecniche e, quindi, più in generale, di linguaggio (che è ciò che fa andare avanti l'arte e la cultura), che nella sua insistenza verso certi particolari frequenti era quasi feticista e, soprattutto, che sapeva coinvolgere lo spettatore in maniera, ho letto, quasi "ipnotica". Ed è vero: l'ho sperimentato su di me! Persino la musica sa esserlo, ipnotica. Mi viene a volte in mente quella del film in questione... e mi sovvengono automaticamente sensazioni ed atmosfere. E poi, l'uso di disegni veri e propri, in maniera espressionistica. Quasi surrealista, si è anche detto di lui. Aldilà, quindi, di una semplice "fabbrica dei sogni"; non un semplice addormentatore di spettatori solo passivi che non aspettano altro che di essere "imboccati"; quanto, più, uno "stimolatore" di sogni: ma sogni personali, quelli di chi guarda e le cui corde vengono toccate. Perchè è qui il punto, in arte: la sensibilità del fruitore. Non mi ricordo più chi fu a dire che, quando creava un'opera, poi, a un certo punto, la vedeva staccarsi inevitabilmente da se stesso, e vivere di vita propria, anzi di più vite, tante quante ogni singola persona gliene faceva vivere dentro di sè, facendole prendere strade inaspettatte e imprevedibili. Ma questo tutti gli artisti lo sanno.
Io non ricordo che periodo stessi vivendo, quando ho rivisto, dopo tanto tempo, Vertigo. Non solo un'opera vive vite diverse per ogni persona la cui interiorità di volta in volta incontra, infatti; ma cambia anche le sue chiavi di lettura, e la quantità e qualità degli spunti, a seconda del momento in cui viene vissuta! Così, in quel momento, io rimasi impressionata, più che dall'intreccio in sè, dalla riflessione sulla natura dell'innamoramento. Era terribile, quell'uomo che si ammala per la nostalgia di qualcosa che è tutta - e solo - dentro di lui... perchè non esiste! Si ammala di una idea, di una fantasia! Lei gli chiederà di conoscerla e imparare ad amarla per quello che è davvero, ma lui non può... Rimasi con un sensazione persistente di profonda tristezza, inquietudine, non so nemmeno... Pensate che un "filmetto" di Sandra Dee avrebbe potuto tanto? Non credo (sebbene, alle volte, anche qualcosa di banale e stupido, se abbiamo abbastanza fantasia, può andare a scatenare involontariamente qualcosa...).
Quindi, perchè fermarsi a delle impressioni sperficiali, alla scorza esterna, come l'irritazione per una certa mentalità diffusa di una società che trapela da un film (o da qualsiasi altra cosa)? A parte che ho visto di peggio, in tal senso, comunque sia c'è talmente tanto altro che fermarsi a quello precluderebbe una infinità di tante altre cose! E' un autolimitarsi.
Venendo poi al resto del discorso, ovvero alle differenze tra le varie classi sociali e relative riflessioni, vedi, Mira, io sono una sognatrice, con la testa tra le nuvole, che si nutre di malinconie e spesso depressa, ma non sono affatto una sprovveduta ingenua che vive al di fuori del mondo; tutt'altro... Io vedo molto bene. Temo più di quanto non dia l'impressione di vedere. Io non credo alla idea del popolo incorrotto che vive di una intatta, incontaminata purezza, di spontaneità e di natura. Se mai è stato così - ma di difetti e pecche credo proprio che ce ne siano sempre stati anche qui - oggi siamo sempre più livellati; siamo una immensa classe borghese; non in quanto a possibilità economiche, a ciò che i soldi possono comprare (non è vero che la salute è tutto, proprio no, purtroppo...), a ciò che il potere permette, che sono appannaggio di pochi; ma in quanto a mentalità, arroganza, avidità (avidità di potere e di soldi, perchè ogni vittima non aspetterebbe altro che di trasformarsi nello sciacallo, se solo ne avesse opportunità), ignoranza in senso lato, egoismo e - ripeto - ipocrisia, bigottismo, perbenismo. E a tutta la volgarità che ciò significa.
Forse, certo, più si va su, più i giochi si fanno "importanti"... Ma cosa, esattamente, dovrebbe consolarmi? Se il peggio già lo trovi alla base!... Non è meglio cercare di vedere cosa di buono si trova, qua e lì? Ed evitare ciò che di negativo c'è... qua e lì?
Quindi, in quanto alle persone, che frequentino PN o la mia vita "reale": di solito riesco a capire bene chi ho difronte; se mi dovessi sbagliare, la lealtà e la spontaneità che ho dato non le rimpiango; io sono questa, ed eventualmente non ho peccato di ingenuità, è l'altra persona che semmai ha peccato, a non meritarsele. A me sta bene anche così... Ma perchè avere dei preconcetti, già in partenza? Come ti dicevo, si possono trovare dei punti di incontro profondi, nonostante le diversità (e tra le righe ci stava tutta questa filippica, mi spiace). Con mente aperta e curiosa, e cuore vigile ma non chiuso, si può "esplorare" un territorio sconosciuto, consapevoli di ciò che eventualmente noi riteniamo limiti, difetti di quella persona, pericoli o quant'altro. Ma se ci sono motivi che ti fanno intravedere che val la pena correre il rischio, perchè non correrlo, lucidamente? Alla fine, qualcosa si imparerà, qualcosa quella persona ti avrà dato, e forse anche tu ne avrai date a lei. Anche qui, perchè precludersi delle possibilità?
Io non sono una di quelle persone che si fanno incantare e imbroccare da sogni di ricchezze e importanti conoscenze; non è quello, il genere dei sogni miei. Mai avuta, grazie a dio, nemmeno questa, di malattia. E una persona intelligente, questo di me lo capirà. E questo mi basta pure. Il fascino di conoscere cose nuove, mondi che non conosco, semmai, questo si, mi piace assecondarlo. Con divertimento ed umorismo.
A questo punto, credo proprio di aver risposto a tutto... E anche che sia ormai perfettamente inutile anche la sola idea di aprire un argomento sul forum "Presentazioni", perchè di me ho detto tantissimo!
Solo un'ultima cosa: so che le FF negli anni Cinquanta erano usuali, mi chiedevo come erano viste le contrast, che tipo di donna le scegliesse. Perchè alla protagonista bionda il regista mette delle calze nudo, e alla bruna le contrast? E' una sua scelta ben precisa, in coerenza col personaggio - così come trucco, capelli, abbigliamento - o un caso?