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Da dove vengono le calze?
#1
Brevissima storia della calza:

Le origini della calza sono antichissime e legate più alla storia dell'uomo che della donna. Della calzetteria femminile si hanno vaghi accenni a partire dal 1300 e notizie più precise dal 1700, quando le donne iniziarono a mostrare più facilmente le punte dei piedi e le caviglie.
Nell'antichità - e s'intende l'epoca dei Sumeri - le calze erano lunghi gambali di tela che comprendevano anche il piede e una suola di cuoio. Nell'epoca greco-romana i 'tibiales' (fasce di tessuto a maglia in cotone o lana, arrotolate intorno alla gamba) facevano parte del guardaroba di soldati e gladiatori ed erano sorretti da cinturini e legacci di cuoio e privi di suola. Le 'bracae', indossate dai Barbari, disponevano invece di un'allacciatura più complessa.
La nascita della calza interpretata con lo spirito moderno parrebbe risalire al Medioevo, quando si cominciò a lavorare la seta anche per questo indumento. Nel secolo successivo, la rivoluzione del costume maschile fu innescata proprio dalla calza che diventò un capo importante abbinata alle tuniche, alle gonne, alle camicie lunghe.
Colori sgargianti e linee attillate fecero della calza un indumento per esaltare la vanità maschile e lanciare espliciti richiami sessuali. Nacque anche il primo abbozzo di calzamaglia elasticizzata grazie all'impiego dell'intreccio a maglia. Le calze "ad ago", come furono definite dai produttori, permettevano quell'elasticità e quella aderenza che nessuna stoffa poteva dare. Questo tipo di calza era destinato a persone d'alto rango, come ad esempio gli ecclesiastici. Le persone normali continuavano ad indossare calze tagliate nella pezza del tessuto e poi cucite e anche se le cuciture erano eseguite con cura particolare, formavano facilmente pieghe e borse che potevano risultare particolarmente scomode.
Il Rinascimento rappresentò il momento d'oro per questo indumento che fu realizzato in svariati materiali, quali cotone, lana, seta, pelo di coniglio, d'angora, alpaca, cashmere, tinto nei più bei colori dell'epoca e finemente ricamato.
Le calze diventano più lunghe e arrivano sino alla vita diventando una vera e propria calzamaglia; è a questo punto che la moda maschile e femminile si differenziano, infatti gli uomini abbandonano la "gonnella" a favore delle calze, che diventano un indumento di forte richiamo sessuale, la maglia infatti fascia i muscoli delle gambe mettendoli in evidenza e i colori, le applicazioni pregiate, fanno della calza un indumento di massima aspirazione per tutte le classi sociali.
I Lanzichenecchi apportarono un'ulteriore trasformazione alla moda maschile, infatti modificarono la loro divisa accorciando le brache al ginocchio, mettendo così in mostra calze variopinte assicurate al ginocchio da nastri colorati. Questa nuova mode ebbe un successo strepitoso e diede un nuovo assetto alla linea dell'abito maschile.

.jpg   goethe.jpg (Dimensione: 26.42 KB / Download: 1,170) Con l'avanzare del XVII l'abbigliamento smorzò i suoi toni e le appariscenti, colorate, bombate brachette furono abbandonate a favore di pantaloni più aderenti, sobri e meno colorati, sotto i quali anche le calze ridussero la varietà dei colori. Con il domino degli Spagnoli, tutto diviene in toni più cupi e prevale come colore il nero.
Il settecento ridona vitalità e leggerezza le calze diventano candide come segno di ozio, di massima eleganza di persone che fanno lavori "puliti" o al massimo si occupano di "negozi".
Bianche sono le calze semplici ma elegantissime che sfoggiano i personaggi aristocratici dei ritratti di Reynolds o di Gainsborough, bianche le calze di gentiluomini come Goethe che si fa immortalare sulla tela semisdraiato sullo sfondo della campagna romana.
.jpg   lanzichenecchi.jpg (Dimensione: 27.07 KB / Download: 1,167) A volte potevano essere intonate alle braghe per ottenere un effetto monocromo.
Per la sera il nero.
Tra i produttori di calze, c'è un personaggio insospettabile: è François-Marie Arouet, meglio conosciuto come Voltaire. Ultrasettantenne,caduto in disgrazia alla corte di Luigi XV, si rifugia in Svizzera e si mette a produrre calze di seta sfruttando, per venderle più facilmente, le relazioni di corte.
Con la rivoluzione francese tutto ciò che è "fronzoli" viene eliminato, così i pantaloni vengono indossati sciolti e lunghi sino alla caviglia, le calze così nascoste s'intristiscono, diventano due tubi neri chiusi tra caviglia e scarpa, solitamente ben chiusa, alta e stringata. Esprimono solo una funzione protettiva, in quanto nessuno ormai le può vedere. L'abbigliamento maschile diviene uniforme e sobrio.
Ma come uscire da tanta uniformità, da tanta monotonia? Furtivamente nascono nuovi sistemi di differenziazione; senza dare troppo nell'occhio si affermano i particolari che contano, le personalizzazioni minute: un disegno tono su tono, una costina sottile, un motivo leggero di baguette…nuovi tipi di filato.
Come abbiamo visto la calza maschile ha goduto di alti e bassi a seconda del clima sociale e delle mode: si è riappropriata del giusto ruolo all'inizio del Novecento, diventando un dettaglio rilevante dello stile di un uomo.
Per soddisfare le esigenze sempre più sofisticate dell'uomo, della donna e della moda del nostro tempo.

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Seguono poi altre considerazioni sulla calza maschile oggi.
Il sito da cui ho preso queste notizie è: <!-- m --><a class="postlink" href="http://www.sancristoforocalze.it/index.php?static=2">http://www.sancristoforocalze.it/index.php?static=2</a><!-- m -->

Mi ha fatto venire in mente che, da bambina e ragazzina, mi turbavano un pochino i ballerini di danza classica, con le loro calzamaglie aderenti che lasciavano intuire tutto tutto :roll: Tongue ...
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#2
Grazie Sognatrice, me lo leggerò con calma in questi giorni, purtroppo non avrò molto tempo in questo periodo ... Ufff....
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#3
A chi lo dici... Ri-ufff!!... Tongue
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#4
=D--
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